Cosa manca, cosa stiamo aspettando!
















“È un canto, forse il più intenso e il più incredibile che un orecchio possa sentire, è un brivido, che potrebbe portare alla schiena il contributo di molte attese, è tutto quello che parla a noi in maniera da sentirci completi. Abitiamo e abiteremo sempre nelle cuciture di chi ci chiama figli, forse un giorno ci siamo sentiti insegnanti e avevamo la padronanza di un linguaggio illeso, ma guardandoci nello specchio della verità, abbiamo compreso il fato e la sua conseguenza in noi. Ci siamo messi a proteggere il davanzale, dove i primi fiori si sono espressi in colori nuovi, ci siamo adagiati, in qualche modo, alla cara onda di questa fede, che all'improvviso ha chiesto a noi di respirare nella biografia di un Pastore. Abbiamo corso, abbiamo corso Abbiamo corso, abbiamo corso perdendo il pensiero, abbiamo corso parlando alla lettera, che un tempo ci sembrava intoccabile, abbiamo dettato alla migliore interpretazione di una giornata, la nostra coscienza libera, e se poi avessimo visto il sorgere di un sole, avremmo detto un caro si al Signore che a volte ci è mancato. 
Che cosa sentiamo?
Amiamo, ma non per questo ci mettiamo ad amare come fanno i piccoli, amiamo pensando alla conseguenza, amiamo illustrando una storia che ci pare la più indicativa per un ascoltatore che prima o poi capirà la nostra via, il nostro percorso. È come respirare e vivere, è come diventare ciò che siamo, è come donare e non vivere il ricevere in un’attesa specifica, è come dire e fare allo stesso momento, è coincidere in questa risposta di noi nel mondo. Appoggiamo la testa in tutto questo emisfero, in tutto questo movimento, appoggiamo il palmo sulla veste che non ci stringe più, perché ci vuole dimostrare la libertà, la libertà. Serviamo, ma ancora una volta non siamo nell'atteggiamento forte, determinato, però cresciamo, non siamo bambini, siamo adulti che non hanno perso il gaudio di un abbraccio, siamo adulti che non hanno scelto un giardino, ma l’hanno solo spolverato e reso vero agli occhi e così è nata la beatitudine”. 

Valentina Guiducci

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