Si dice che siamo poveri, si dice che siamo ricchi, ma come siamo veramente? Ci viene trasmesso il pudore di non arrecare danno alla nostra anima, ci viene dato consiglio di mantenerla bianca, come un ricordo battesimale.
Cosa dobbiamo temere?
E’ una realtà, una realtà dove le risposte vengono attribuite al tempo, si aprono le cure verso una costante preghiera, si appoggia la vita alla Lode e l’essere creatura viene mostrato a noi come l’aurora del mattino.
Siamo distintamente un progetto di Dio, ci sentiamo separati l’uno dall’altro, ma in una Verità ci ritroveremo uniti, siamo un canto che ancora non ha la possibilità di arrivare in ogni casa, ma non occorre disperare, ci sarà modo per giungere là dove il cuore si apre.
Il pensiero si fa stretto nella mente, i cari arcobaleni scelgono ancora una volta di mostrarsi e noi curiamo il loro entrare nelle iridi, siamo in corsa verso il nostro labirinto che finalmente ci parla di un’uscita.
Parliamo di come potremo restare sulle erbe appena bagnate dalla pioggia, se non possediamo la semplicità, parliamo di un sentimento che ci ha rovesciato il cuore facendolo sbattere su scogli di un mare impetuoso.
Stanno forse chiudendo il cielo alla nostra visione?
E’ completare, solo completare il gaudio di noi, non c’è bisogno di arrivare chissà dove, basta questo. Il cielo non si è chiuso, ma è sempre presente, siamo noi che guardiamo a volte altrove!
Si perdono i cari ganci che ci legano alla terra che non fa resistenza, perché sa che siamo liberi, si perdono i dubbi, perché l’essere creatura porta la consapevolezza che la fede è il seme che è stato gettato in un terreno fertile.
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